La prima notizia storica sulla parrocchia è contenuta nella bolla del papa Alessandro III del 1176, in cui la chiesa è menzionata tra le poche di libera collazione del vescovo di Aosta. Nei secoli XV e XVI furono dei canonici o beneficiari della Cattedrale di Aosta ad averla abitualmente in commenda.
Il patrono della parrocchia è sant'Ilario (+ 367), vescovo di
Poitiers, uno dei primi evangelizzatori delle Gallie. Questa intitolazione è un indizio, da un lato dell'antichità della parrocchia, dall'altro dell'appartenenza della Valle d'Aosta alla sfera d'influenza transalpina anche sotto il profilo della storia religiosa. Come risulta da documenti di epoca medievale, la primitiva chiesa parrocchiale sorgeva accanto al castello dei signori De Gignio. La chiesa attuale venne edificata nella prima metà del secolo XV, riutilizzando i materiali del castello ormai diroccato, di cui non rimane oggi alcuna traccia. Unica in Valle, essa conserva inalterata la struttura architettonica quattrocentesca. Solo alla fine del secolo XIX ha corso il rischio di essere demolita e sostituita da una chiesa più grande, come testimoniano i progetti esposti in una bacheca all'interno. Probabili difficoltà di natura economica suggerirono in quel tempo di limitarsi a trasformare ed elevare la facciata e ad abbassare il pavimento per dare maggiore slancio all'edificio. Altri lavori di restauro furono eseguiti nel 1930, nel 1958 e nel 1990. L'interno è a tre navate, divise da pilastri cruciformi che sorreggono archi a sesto acuto; le volte sono a crociera, con nervature esagonali in tufo ora intonacate. Un pilastro di sinistra è rafforzato perché sorregge un angolo del campanile. L'altare maggiore è in legno intagliato, in parte dipinto e in parte dorato. Poggia su un altare in pietra consacrato nel 1546; l'opera lignea nella parte superiore è presumibilmente del secolo XVII (statue della S. Famiglia, del Padre Eterno e della Mistica Colomba); il settore centrale è invece del secolo XVIII (statue di S. Ilario al centro, di S. Grato e S. Vittore ai lati). Due archi della navata destra sono coperti da un importante ciclo di affreschi quattrocenteschi, raffiguranti la Madonna incoronata e dodici profeti con i filatteri. Sul muro di fondo si segnala l'affresco della Pietà, con i santi Sebastiano, Giorgio, Francesco, Maria Maddalena, e un'altra figura oggi perduta. In questa parte della chiesa si trovava la cappella dei nobili De Avisio, all'epoca signori del luogo. Ad un periodo poco più tardo (sec. XVI) è possibile riferire la vetrata dipinta, originariamente inserita nel rosone della facciata, con al centro lo stemma della nobile famiglia e i santi Ilario, Caterina e Nicola. Al centro della chiesa vi è un bel lampadario in vetro soffiato di Murano (sec. XIX). Ancora, sui pilastri della navata centrale, statue seicentesche, raffiguranti san Leonardo, con le manette di ferro; un santo vescovo; sant'Antonio con un cuore in mano e sant'Ilario. Il museo di arte sacraÈ stato allestito nel 1981 a destra dell'altare maggiore. Raccoglie opere pregevoli provenienti dalla chiesa e dalle cappelle dei villaggi della parrocchia. Da notare in particolare una statua di un santo monaco e un busto del Padre Eterno (sec. XV) ; una quattrocentesca Madonna con Bambino fortemente danneggiata dalle intemperie (sembra fosse in origine collocata sul campanile) ; un'altra statua, policroma, della Vergine (sec. XIV), proveniente dalla cappella di Variney; croci astili in lamina d'argento con cristalli e smalti (sec. XV) e un reliquiario in argento (sec. XVIII), in sacrestia, sono visibili un bell'armadio (1786) e una serie di calici. Il campanileÈ una magnifica torre a pianta quadrata, che misura 37,51 metri di altezza, in pietra a vista legata con calce a strati regolari, con bella bifora all'altezza della cella campanaria. Con atto del 6 marzo 1481, gli abitanti di Gignod ne affidarono la costruzione all'architetto Yolly de Vuetto, di Gressoney, che aveva appena terminato di costruire il campanile di Etroubles. l lavori furono effettuati tra il 1481 e il 1485. |